Foto: tg24.sky.it

Il forcone, la Jaguar e gli errori di comunicazione

Dicembre 12, 2013

È opinione comune che gli errori di comunicazione siano solo quelli che si fanno mentre si è intenti a comunicare qualcosa a qualcuno verbalmente o per iscritto. Io dico che non c’è niente di più sbagliato: gli errori nell’ambito della comunicazione non sono solo questi. Ma non lo dico solo io. Della comunicazione non verbale o non scritta, di quella che proviene dai gesti, dai modi di comportarsi o da scelte simboliche sono pieni i manuali di comunicazione.
Ebbene, credo proprio che il forcone che l’altro giorno, dopo una sorta di comizio a Genova, è partito alla volta di Torino in Jaguar abbia compiuto un grosso errore di comunicazione. Mi spiego meglio: l’errore è compiuto ai danni della sua immagine di forcone e dell’immagine di tutta la categoria che rappresenta. È come se un precario o un neo laureato, dopo aver raccontato all’intero Paese il suo dramma e la tragedia occupazionale italiana, andasse via sgommando in Ferrari.
L’errore più grosso giunge nel momento in cui Calvani – questo il nome del capoforcone – si è affrettato a precisare: “La Jaguar? Non è mia”. Una precisazione con cui il soggetto fa chiaramente capire di essersi accorto del grave errore; ma una precisazione che serve a cosa? Il danno – anche d’immagine per la categoria dei forconi – è fatto. Tornare a parlarne forse è ancora peggio.
Il capo forcone che è andato via in Jaguar ha ottenuto un solo effetto mediatico: tutti hanno parlato e parlano ancora di lui e di quel gesto eclatante che gli ha fatto guadagnare per giorni l’attenzione on line. Ma ha fatto parlare di sé in maniera scandalistica, non per l’impegno che profonde quotidianamente per la giusta causa della categoria che rappresenta. Sia chiaro: nulla di strano. Siamo in un Paese libero e ognuno decide come andare in giro e cosa fare, pur nel rispetto delle leggi. Il problema è e resta morale. E di comunicazione dico io.
Però un dubbio resta: se Calvani non fosse andato via in Jaguar, sarebbe diventato “famoso”? Lo avremmo mai ritrovato sulle pagine di tutti i giornali?

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Previous Story

Twitter e palinsesti, i social media cambiano la tv?

Next Story

#500schiavi al Mibac, la rivolta corre sul filo del web

Latest from media

Domanda per giornalisti

Ho una domanda (provocatoria) da fare ai giornalisti: perché, quando muore qualcuno, infarcite gli articoli di post pubblici di commento alla scomparsa scritti dagli
Go toTop

Don't Miss