In un mestiere fatto oramai quasi esclusivamente dalle parole “crisi” e “non c’è spazio per nessuno” capisci che c’è speranza quando, in uno dei tanti incontri nelle scuole, una ragazzina ti dice: “Io voglio fare la giornalista per essere libera e dire la verità“.
E allora d’un tratto torni bambina anche tu. E si mette in moto un replay in cui tiri fuori tutti i sogni che avevi chiuso in un cassetto, qualche volta per disperazione, spesso perché pensavi di essere l’unica a combattere contro i mulini al vento. Li tiri fuori, i sogni, e li riattualizzi. Fermandoti a pensare che non tutto è perduto. Perché – è vero – magari i giovani di oggi i giornali non li leggono; ma i ragazzi di oggi hanno ancora ben presente il senso di una professione da troppi bistrattata. E se i giornali non li leggono (perché spesso dichiarano di trovarli vecchi) magari non è solo per colpa loro. C’è ancora speranza nel futuro di questa professione. La speranza degli ideali, la speranza di chi crede ancora nel futuro. Nel giornalismo come nella vita!
Giornalismo, giovani e speranze
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