Abbiamo fatto la battaglia per il #cicciottelle del titolo di Qs e mi sta pure bene: chi fa #giornalismo dovrebbe sapere che l’equilibrio sta soprattutto nelle #parole. Certo, potremmo discutere all’infinito della decisione di allontanare il direttore per quel #titolo. Ne potremmo parlare a lungo, specie con chi sostiene che il mondo dell’#informazione sia spesso colpevole di “crimini” ben più gravi.
Ma la mia attenzione oggi si concentra su un altro argomento: la storia del “cicciottelle” è stata etichettata da parecchi come #sessismo. Scusate, è bene chiarire: non mi va bene il cicciottelle; ma non mi sta bene neanche che alcuni giornali si concentrino sul #latob di alcune atlete, giusto per restare in tema di #Olimpiadi (sarà forse il segnale che l’informazione è sempre più vuota e vicina al #gossip?). E non mi sta bene neanche che ogni donna associata allo #sport, al #calcio in particolare, assomigli sempre più a una bambola parlante (nel migliore dei casi) addobbata a festa o come per partecipare a un concorso di bellezza. E no, non voglio difendere la Bignardi quando parla di #dresscode per le giornaliste. Preferirei, però, un mondo in cui la #telecamera non indugi su gambe e scollatura di conduttrici o presunte tali. Perché? Semplicemente perché con i maschi non accade. E allora forse diremo addio al sessismo quando, anche nel mondo dei media (dove l’apparire conta sempre più dell’essere) conterà più la sostanza che la forma (pardon, le forme).
Ok, mo basta: fine dello sfogo
#Buonferragosto!
Titoli, giornali e tv: sessismo è solo “cicciottelle”?
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