Native advertising al posto dei classici banner? La tendenza futura per la pubblicità on line potrebbe essere questa. Lo dimostra il fatto che oramai sono sempre più quelli che pian piano puntano sul native ad al posto della classica pubblicità invasiva on line. Lo sostiene anche un interessante articolo di Farhad Manjoo del New York Times, ripreso da L’Internazionale.
La pubblicità in versione native ad si integra appieno con il mezzo che lo veicola, con l’annesso pericolo di maggiore confusione tra messaggi sponsorizzati e non.
I banner – ricorda Manjoo nell’articolo – nacquero venti anni fa come risposta immediata alla necessità di dare spazio alla pubblicità on line. Oramai, però, sarebbero una soluzione obsoleta e abbastanza fastidiosa per gli utenti. Non a caso, i banner oggi sono venduti a poco prezzo e in grandi quantità. Un discorso, quello dei banner. che alimenterebbe il circolo vizioso della moltiplicazione esponenziale di siti alla perenne ricerca di click per scopi chiaramente pubblicitari.
La nuova frontiera della pubblicità on line, invece, pare essere diversa. Come? Pensiamo alle app di cui usufruiamo quotidianamente e ai contenuti sponsorizzati inseriti direttamente nei feed degli utenti (Instagram, Facebook…). Il futuro della pubblicità potrebbe proprio essere questo. Con non pochi pericoli in tema di differenziazione dei contenuti. Il discorso del cambiamento necessario dal punto di vista pubblicitario funziona; e per chi fa informazione, invece? Non c’è il rischio di una forte commistione di contenuti storicamente ed eticamente distinti? E se – come paventato in una tesi di laurea abbastanza recente assurta agli onori delle cronache di settore – i giornalisti finissero per piegarsi al native ad?
Sarà il tempo a dirci come andrà a finire. Intanto, prepariamoci a dire addio ai banner!

Banner addio, verso il boom del native ad
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